Crisi di leadership nei partiti USA: i Democratici chiedono volti nuovi, i Repubblicani restano cauti
Secondo un recente sondaggio condotto da Reuters/Ipsos, una larga fetta dell'elettorato democratico negli Stati Uniti si dice insoddisfatta dell’attuale leadership del partito. Il 62% degli intervistati che si identificano come democratici ha infatti dichiarato che la guida del Partito Democratico dovrebbe essere sostituita con nuove figure. Solo il 24% si è detto contrario. Un malcontento molto più marcato rispetto a quello tra i repubblicani, dove solo il 30% chiede un cambio al vertice.
Il sondaggio, condotto su 4.258 persone tra l’11 e il 16 giugno 2025 (di cui 1.293 democratici), evidenzia una distanza crescente tra le priorità degli elettori e quelle percepite come centrali dalla leadership del partito. Gli intervistati auspicano un’attenzione maggiore ai temi economici e quotidiani, come il costo della vita, l'accessibilità ai servizi e la giustizia fiscale.
Una delle critiche più diffuse riguarda la percezione che il partito stia dando eccessiva rilevanza a temi identitari e ambientali, come i diritti delle persone transgender o la promozione dei veicoli elettrici, a discapito di questioni più pressanti per la vita quotidiana. Solo il 17% degli intervistati ritiene prioritario permettere alle persone transgender di competere negli sport femminili, ma il 28% crede che la leadership dia troppo peso a questo tema.
La sconfitta della democratica Kamala Harris alle elezioni presidenziali del novembre scorso contro Donald Trump ha lasciato il partito senza una guida chiara e ha dato il via a un periodo di riflessione interna. Segnali di tensione si sono già visti con le dimissioni di Randi Weingarten dal Comitato Nazionale Democratico e con l’estromissione dell’attivista progressista David Hogg.
Secondo Reuters, il 73% dei Democratici ritiene prioritario limitare i contributi finanziari ai gruppi politici come i Super PAC, ma solo il 58% pensa che i leader del partito considerino davvero importante questa battaglia. Sam Boland, 29 anni, democratico di Minneapolis, definisce questi finanziamenti un modo per "corrompere legalmente" i candidati.
Sul fronte fiscale, l’86% dei democratici intervistati vuole una revisione del codice per aumentare la tassazione sui più ricchi e sulle grandi aziende, mentre solo il 72% ritiene che questa sia effettivamente una priorità per la leadership. Il Congresso, ora controllato dai Repubblicani, sta portando avanti un piano di riduzione delle tasse proposto da Trump che, secondo i critici, favorirà principalmente i più abbienti.
Anche il governatore della California Gavin Newsom, considerato un possibile candidato alle presidenziali del 2028, ha riconosciuto la crisi di fiducia. “La gente non si fida di noi. Non pensa che li sosteniamo su questioni che per loro sono fondamentali, come i problemi da risolvere a tavolino”, ha detto nel suo podcast lo scorso aprile.
La frustrazione è particolarmente forte tra i giovani. Solo il 55% dei Democratici tra i 18 e i 39 anni pensa che il partito dia importanza al congedo parentale retribuito, mentre il 73% considera questa una priorità personale. Per il trasporto pubblico, l’assistenza sanitaria e l’infanzia a prezzi accessibili, le stesse discrepanze si ripetono.
Anthony Rentsch, 29 anni, di Baltimora, è tra coloro che ritengono che il partito debba adottare una linea più populista e progressista anche su temi economici. “Gran parte del successo di Trump è dovuto ai messaggi populisti, e credo che anche i democratici possano trasmetterne di simili”, ha dichiarato.
Ben Tulchin, ex sondaggista per le campagne presidenziali di Bernie Sanders, ha sottolineato come i dati mostrino un’opportunità per il partito: deve essere capace di criticare Trump sul piano economico e dimostrare di essere realmente al fianco dei lavoratori.
Nel complesso, il sondaggio rivela un partito democratico che appare disallineato rispetto ai suoi stessi elettori. L’insoddisfazione cresce, e con essa il desiderio di una nuova classe dirigente capace di affrontare con decisione le questioni che toccano la vita quotidiana delle famiglie americane.
“Il partito deve trasformarsi in una forza che possa entusiasmare la gente comune”, ha concluso Sam Boland. “Questo richiede un cambio della guardia”.
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