Scambio di cadaveri tra Russia e Ucraina: 1.200 corpi restituiti, ma Mosca accusa Kiev di non rispettare l’accordo
La Russia ha consegnato all’Ucraina altri 1.200 corpi di soldati ucraini, come parte di uno scambio umanitario previsto dagli accordi di Istanbul. Secondo il Quartier generale di coordinamento per il trattamento dei prigionieri dell'Ucraina, si tratta di una delle più significative operazioni di rimpatrio di caduti da quando è iniziata l’invasione russa nel febbraio 2022.
Con questa ultima consegna, il totale dei corpi restituiti supera ora quota 4.800, secondo quanto dichiarato dalle autorità ucraine. L’accordo, negoziato a Istanbul all'inizio di giugno, prevede lo scambio fino a 6.000 corpi tra le parti, oltre alla liberazione di prigionieri di guerra malati, feriti gravi o di età inferiore ai 25 anni.
Il Ministro della Difesa ucraino Rustem Umerov ha dichiarato in un post su Telegram:
“Sono grato a tutti coloro che sono coinvolti in questa missione umanitaria. Ci aspetta una fase importante e responsabile di identificazione. Si tratta di un lavoro complesso e delicato che darà a ogni famiglia l'opportunità di ricevere risposte.”
Le accuse russe: “Nessun cadavere in cambio”
Tuttavia, mentre Kiev conferma la ricezione dei corpi, Mosca denuncia il mancato rispetto dell'accordo da parte ucraina. Secondo i media statali russi, riportati da Al Jazeera, la Russia non avrebbe ricevuto in cambio nemmeno un solo cadavere dei propri soldati.
“La Russia afferma che l’Ucraina non ha mantenuto la sua parte [dell’accordo] e che non ha ricambiato,” ha riferito da Kiev il giornalista Assed Baig, corrispondente di Al Jazeera.
Al momento, le autorità ucraine non hanno rilasciato alcun commento ufficiale su queste accuse. Dalla parte russa, è stato dichiarato che, a fronte della promessa reciproca di restituzione, Mosca ha ricevuto finora soltanto 27 corpi di militari russi, ben lontani dai numeri pattuiti.
Contesto militare in evoluzione
Nel frattempo, i combattimenti sul campo proseguono. La Russia ha annunciato di aver conquistato il villaggio di Malynivka, situato nella regione di Donetsk, e avrebbe intensificato la sua presenza nella zona di Sumy, nel nord-est dell’Ucraina.
“Le forze russe si trovano a circa 18-20 km dalla capitale regionale di Sumy, che è sottoposta a continui attacchi di droni e missili,” ha aggiunto Baig nel suo aggiornamento per Al Jazeera.
In risposta, domenica l’esercito ucraino ha reso noto di aver colpito una fabbrica di droni nella città russa di Yelabuga, nella regione del Tatarstan. La struttura, situata a circa 1.000 chilometri dal confine ucraino, è secondo lo Stato Maggiore ucraino un impianto chiave per la produzione, il collaudo e il lancio di droni utilizzati contro obiettivi civili ed energetici in Ucraina.
Un accordo fragile in un conflitto che continua
Il meccanismo dello scambio di prigionieri e corpi di caduti, previsto dagli accordi di Istanbul, rappresenta uno dei pochi canali ancora attivi di dialogo indiretto tra le parti. Tuttavia, le accuse incrociate e l’assenza di fiducia reciproca ne mettono costantemente a rischio l’efficacia.
In un conflitto che si avvia ormai verso il suo quarto anno di guerra, la ricerca di un cessate il fuoco appare ancora lontana. La restituzione dei corpi, pur importante sul piano umano, mostra anche la profondità del dramma in corso: migliaia di famiglie attendono di riconoscere e piangere i propri cari, mentre i leader militari continuano a combattere e accusarsi a vicenda.
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