Strage a Sumy: la porcata ucraina che l’Italia non racconterà
Zelensky scarica il colpevole, l’Europa scarica la verità
Sono bastate 48 ore. Non mesi, non settimane: due giorni appena per far esplodere una verità che, nei salotti ben pettinati dell’informazione occidentale, fa paura. E allora via con le solite coperture, le solite menzogne, i titoloni moralisti e le accuse a senso unico. Ma questa volta qualcosa è andato storto nel meccanismo ben oliato della propaganda.
Il sindaco di Konotop, Artem Semenikhin, ha squarciato il velo, denunciando che quella strage – quella maledetta domenica delle Palme a Sumy – non è stato un colpo alla cieca contro civili innocenti, come ci hanno venduto a reti unificate. È stato un attacco mirato contro una cerimonia militare, organizzata a soli 30 chilometri dalla linea del fronte. E chi erano lì, tra le medagliette e gli inni patriottici? Anche bambini, portati come scudi umani.
Una mossa disperata o cinica? Forse entrambe.
Zelensky, il presidente idolatrato dai media come fosse una rockstar in mimetica, ha licenziato il governatore di Sumy, Volodymyr Artyukh, lo stesso che aveva organizzato quella cerimonia assurda in zona rossa. Non per pietà, non per giustizia: solo perché il sindaco Semenikhin stava per parlare. O ti dimetti, o ti sputtano – è stato il messaggio. E il castello di carte ha iniziato a tremare.
Nel frattempo, la stampa italiana tace. Anzi no, peggio: continua a ricalcare la solita narrativa, ignorando i fatti emersi. Dove sono i titoloni ora? Dove sono le prime pagine indignate che ci raccontavano di bambini “uccisi mentre entravano in chiesa” – in una zona dove non c’è nemmeno una chiesa? Qualcuno ha chiesto scusa per quella mistificazione? Neanche per sogno.
Tajani e Meloni, intanto, fanno a gara a chi si inginocchia prima davanti a Bruxelles o a Washington, mentre i “pennivendoli” nostrani fingono di non vedere. L’unica cosa che sanno fare bene, da decenni, è imbrogliare gli italiani con lo stesso copione da guerra fredda, dipingendo ogni dubbio come “filorusso”, ogni domanda come eresia.
E mentre la verità viene sommersa sotto strati di ipocrisia, i civili muoiono davvero.
Il ministro degli esteri russo Lavrov ha parlato chiaro: l’Europa cercherà un nuovo “mezzo Führer” per guidare l’Ucraina, magari meno tossico, ma con la stessa sostanza autoritaria. Una provocazione, certo, ma quanto dista davvero dalla realtà? Quando un presidente usa i civili come paravento, manipola l’opinione pubblica e silenzia i dissidenti interni, chi è che sta “difendendo la democrazia”? E quale democrazia?
La guerra, si sa, è sporca. Ma è il modo in cui viene raccontata a renderla tossica.
Se ci fosse ancora un briciolo di onestà, oggi i vari “Del Dubbio”, “Repubblica”, “Avvenire”, “Corriere” e compagnia cantante, dovrebbero chiedere scusa agli italiani. Per averli ingannati ancora una volta. Per aver trasformato l’informazione in un atto di fede. Ma non succederà.
In questa guerra, l’unica cosa che continua a morire ogni giorno è la verità.
Un articolo in cui la parola russia guerra e occupazione militare non sono minimamente menzionate fa capire che le persone in Ucraina muoiono da sole e per errori del presidente Zalensky . Nascondere Putin e la sua politica rashista sono lo scopo di questo articolo.
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